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E’ la casa sul lago per l’artista, realizzata in occasione della V Triennale di Milano nel 1933, a testimoniare la cultura internazionale di Terragni ed il suo sguardo rivolto non solo ai maestri del razionalismo, ma anche ai protagonisti olandesi del gruppo De Stijl, con la messa a punto di una composizione fatta di volumi separati che cercano la loro autonomia anche nel diverso trattamento materico. Il telaio diventa allo stesso tempo elemento figurativo ed astratto, riconducendo la profondità alla superficie. Lo studio appare staccato dagli altri ambienti, sottolineando la sua peculiarità funzionale, con una grande parete vetrata che occupa il lato destro dell’edificio, cui si giustappone una quinta di muro dipinto in rosso che precede il fondo vuoto del portico; sul lato sinistro invece troviamo il pieno, la volumetria compatta esaltata dal bianco candido, su cui si ritagliano con impeccabile precisione le poche e nitide aperture. La gabbia lignea utilizzata in luogo della prevista struttura in acciaio nulla toglie alla icasticità emanata dalla purezza dell’edificio realizzato. “Questa astrazione vuole caricarsi di un contenuto di figuratività che più si brucia, più si consuma, più diventa vero; è certamente affascinante il combattimento interno tra una volontà di figurazione e una volontà di astrazione, che ha i suoi alti e i suoi bassi, che comporta scelte anche sul piano dei collaboratori nel campo delle arti figurative, che sottende la grande creatività di Terragni, e che conferisce quello spessore straordinario alle sue architetture --> | E’ la casa sul lago per l’artista, realizzata in occasione della V Triennale di Milano nel 1933, a testimoniare la cultura internazionale di Terragni ed il suo sguardo rivolto non solo ai maestri del razionalismo, ma anche ai protagonisti olandesi del gruppo De Stijl, con la messa a punto di una composizione fatta di volumi separati che cercano la loro autonomia anche nel diverso trattamento materico. Il telaio diventa allo stesso tempo elemento figurativo ed astratto, riconducendo la profondità alla superficie. Lo studio appare staccato dagli altri ambienti, sottolineando la sua peculiarità funzionale, con una grande parete vetrata che occupa il lato destro dell’edificio, cui si giustappone una quinta di muro dipinto in rosso che precede il fondo vuoto del portico; sul lato sinistro invece troviamo il pieno, la volumetria compatta esaltata dal bianco candido, su cui si ritagliano con impeccabile precisione le poche e nitide aperture. La gabbia lignea utilizzata in luogo della prevista struttura in acciaio nulla toglie alla icasticità emanata dalla purezza dell’edificio realizzato. “Questa astrazione vuole caricarsi di un contenuto di figuratività che più si brucia, più si consuma, più diventa vero; è certamente affascinante il combattimento interno tra una volontà di figurazione e una volontà di astrazione, che ha i suoi alti e i suoi bassi, che comporta scelte anche sul piano dei collaboratori nel campo delle arti figurative, che sottende la grande creatività di Terragni, e che conferisce quello spessore straordinario alle sue architetture | ||
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